E’ inserita storicamente nella Terra d’Otranto, nella provincia di Lecce e nella stessa diocesi. Come tutti gli altri nuclei urbani salentini, anche Trepuzzi ha seguito le sorti e le vicende di invasioni e dominazioni, dai Romani ai Goti, dai Greci ai Longobardi, ai Normanni; fu assoggettata in seguito agli Svevi, agli Angioini, al Principato di Taranto, agli Aragonesi, ai Turchi che la saccheggiarono, ai Francesi e ancora una volta ai Borboni e da ultimo ai Reali di Savoia.
Da una leggenda pagana si vuole che in località prossima a Sant’Angelo, al tempo dei Romani, sorgesse un’ara dedicata al dio Bacco dove i patrizi della vicina Lupiae si davano convegno per i Baccanali con feste, danze, baldorie, bagordi e orge, donde il nome di “Tripudium” dato al luogo. Nonostante lo stemma comunale rechi tre pozzi, non dimostra che il toponimo derivi da qui. L’etimologia “Tripudium” è più logica soprattutto nella menzione del Galateo, dove in “triputeanam villulam” è chiaramente evidente la radice “tri”, e non “tre” come ci si aspetterebbe dal numero cardinale “tres”, se si fossero voluti indicare i tre pozzi. Il termine “trepuzze” è stato alterato dal fatto che realmente ci sono stati i tre pozzi in uno dei due nuclei urbani originari. Al luogo di Tripudio infatti successivamente si aggiunse un altro nucleo abitato, con tre pozzi, che assorbì e fece decadere il primo. Ne consegue che le due versioni non sono opposte ma si integrano.
La chiesa di Maria Santissima Assunta in Cielo è la chiesa madre di Trepuzzi e risale ai primi anni del XVII secolo. Originariamente era intitolata a san Pietro Apostolo; la dedicazione alla Madonna Assunta avvenne solo a partire dal 1792. La chiesa fu eretta nel 1603 su una costruzione preesistente, di dimensioni più piccole. Presenta una nuda facciata a coronamento orizzontale, modellata solo da alcune larghe lesene ed aperta da un portale timpanato. Il portale d’ingresso è sormontato da una finestra lobata tardo-settecentesca. Il campanile, costruito in sostituzione di quello antico, venne realizzato in forme barocche tra il 1921 e il 1928. L’interno, a croce latina con una sola navata, è suddiviso in quattro campate scandite da brevi cappelle. L’altare maggiore, consacrato nel 1925, è adorno di una grande tela raffigurante l’Assunzione di Maria, realizzata nel1766 per volontà del sindaco Marco Rampino.
È menzionata per la prima volta nella visita pastorale di monsignor Luigi Pappacoda nel 1640, dalla quale si evince che era sede della confraternita della Purificazione istituita nel 1633 secondo le regole dei gesuiti. Questa antica cappella andò in rovina e probabilmente, sui suoi resti sorse l’attuale edificio, la cui costruzione fu portata a termine nel 1747, come appare dalla data incisa all’interno sulla volta da due distici elegiaci incisi sulla facciata:
La chiesetta, appartenente all’Ordine Costantiniano, come risulta dalla presenza del rispettivo stemma in cima alla porta d’entrata, conserva al suo interno un prezioso affresco riportante l’effigie di Sant’Antonio, protettore degli animali, su di una nuvola con i suoi emblemi iconografici quali il Verbo Incarnato, il bastone, la campana ed il Tau. Tra l’altro, la cappella si è piazzata al diciannovesimo posto in Italia tra “i luoghi del cuore” del Fondo Ambiente Italiano.
L’edificio eretto a partire dal XVI secolo è realizzato interamente in carparo e si sviluppa su due corpi di cui uno più antico, adiacente al sagrato della chiesa matrice dedicata alla Beata vergine Assunta in cielo, si sviluppa su due livelli, l’ultimo dei quali è incompleto, privo di copertura, ed ornato da decorazioni scultoree.
L’altro corpo, quello alla destra del portale d’ingresso, è costituito da due piani
Sulla facciata principale si apre una portale bugnato con arco a tutto sesto, sormontato dallo stemma della famiglia Petrucci – Giugni e arricchito da mensole decorate con motivi naturalistici.
Lo stemma, realizzato in carparo, è costituito da uno scudo in cima al quale sono raffigurati due elmi con cimiero, rivolti l’uno verso l’altro. Sul lato sinistro dello scudo è visibile un’aquila con la testa coronata ed una pietra tra gli artigli (a simboleggiare il nome della famiglia). Sul lato destro vi sono tre zampe di capra.
Alla sinistra del portale d’ingresso si aprono una finestra e una porta-finestra sormontate da timpani mistilinei con volute
Attualmente il Palazzo Marchesale Condò presenta un impianto trapezoidale, articolato intorno ad un cortile quadrangolare ed una struttura a due piani. Sulla facciata principale, che da su Largo Cairoli, spicca un “portale bugnato con arco a tutto sesto” , sormontato da un lungo loggiato, “impostato su mensole scolpite e fornito di una balaustra retta da colonnine e piastrini, e da numerose portefinestre elegantemente incorniciate.” Tale loggiato viene ripetuto sulle pareti laterali, che seguono principalmente un’analoga composizione. Nella zona che da su via Lecce è possibile notare anche una piccola ma alta torre, che dà sul terrazzo, alla quale si giunge tramite una stretta scala interna, posta a piano terra.
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