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Surbo

Per alcuni il nome sarebbe un fitonimo derivante dal nome latino delle piante di Sorbo un tempo, si dice, molto frequenti nella zona.
Non si conosce la data esatta della nascita di Surbo. La più antica notizia riferita al paese si ha alla fine del XII secolo, quando il casale di Surbo, facente parte della contea di Lecce, viene ceduto da Tancredi, conte di Lecce, alla zia Emma, badessa del convento delle monache Benedettine di San Giovanni Evangelista in Lecce. Oltre a questo diploma di donazione esistono altre pergamene coeve in cui è citato il nome di Surbo come “casale de corpore” della Città di Lecce, dalla quale dipendeva amministrativamente ed economicamente.

Chiesa di Maria S.S. Assunta

E’ un edificio religioso che risale presumibilmente al XII – XIII secolo, costruito con molta probabilità riutilizzando un piccolo impianto più antico. Si può riconoscere il resto dell’impianto antico negli archetti orientaleggianti vicino alla porta di ingresso laterale, mentre la chiesa romanica si riconosce nella centinatura ad archetti della facciata che continua poi per un tratto sia sul lato destro che sul sinistro.

Nel corso dei secoli la chiesa ha avuto numerose aggiunte e modifiche. Oggi è formata da una navata centrale, con braccio trasversale che le conferisce la forma di croce latina. Sia nella parte posteriore del transetto che nel lato sinistro del braccio trasversale della croce sono visibili le caditoie o “petrere”. Questi elementi difensivi, in genere posti in corrispondenza di porte e finestre, furono “accessori” comuni per molti edifici, anche religiosi, dalla fine del Quattrocento fino al Settecento.

Il portale principale della chiesa, rifatto nel XVI secolo è fiancheggiato da due colonne circondate da una decorazione floreale; le colonne sorreggono una lunetta ad arco con al centro la Madonna circondata da figure che recano in mano dei ceri; lo schema decorativo lo fa attribuire allo scultore e architetto leccese Gabriele Riccardi.

La facciata della chiesa sul lato destro ha la decorazione con gli archetti interrotta dalla torretta dell’orologio, che fu costruita “PUBBLICI COMMODITATIS”, cioè per l’utilità della comunità, nel 1586. La torretta è sormontata da due figure di “servi battitori”.

Attualmente nella chiesa Santa Maria del Popolo ci sono tredici altari, compreso l’altare maggiore.

Chiesa Madonna di Loreto e Chiesa S. Maria d'Aurio

Non è facile scrivere una storia del culto della Madonna di Loreto a Surbo. Le carte presenti negli archivi sono poche e non si può seguire un percorso storico esaustivo. Pochi si sono curati, quando era il tempo, di conservare documenti o di fermare su carta notizie e ricordi. Secondo la tradizione popolare, alcuni contadini intenti a dissodare un terreno, rinvennero dentro un tronco cavo di un olivo, una statua in legno raffigurante una donna di colore scuro, che reggeva sì un bambino in braccio, ma che nello stesso tempo sembrava priva di quelle braccia. I contadini portarono la statua a Surbo nella chiesa parrocchiale. L’indomani però la statua era sparita. Fu rinvenuta nel medesimo luogo in cui era stata trovata la prima volta: il tronco cavo dell’olivo. In quel luogo fu allora eretta la chiesa detta di Aurio.

La leggenda trova un fondamento storico nell’ VIII secolo dopo Cristo, quando 1′ imperatore bizantino Leone III, detto l’Isaurico, proibì la raffigurazione e il culto delle statue e delle icone religiose considerandole come una forma di idolatria, e perseguitando chi le venerava (iconoclastia). Molti iconoduli tra cui i monaci Basiliani, in seguito a questa persecuzione iniziarono a trasferirsi in occidente sulle coste dell’Italia meridionale (specie su quelle salentine) portandosi appresso le immagini sacre. Ma anche nel Salento giunsero periodi di scarsa tranquillità dovuto alle incursioni degli Ottomani che saccheggiarono a lungo le nostre coste e i nostri casali. I monaci nascosero molte delle immagini sacre temendo che andassero distrutte. Col passare del tempo molte delle immagini nascoste rimasero tali, e se ne perse memoria fino a che non furono ritrovate casualmente.

I Basiliani stabilendosi qui, costituirono dei piccoli insediamenti di cultura e rito bizantino, detti in greco Laυrion, attorno ai quali pian piano sorsero dei casali. Con molta probabilità, la chiesetta di Santa Maria di Aurio ha preso tale denominazione dal luogo dove fu costruita, ossia dal casale sorto nel luogo detto di Aurio, che deriverebbe il suo significato toponomastico da Laυrion , diminutivo di Làυra. I Basiliani mantennero in queste zone il loro rito bizantino; è per questo motivo che si celebra la Madonna il martedì successivo alla Pasqua, come accade appunto nel rito bizantino.

Chiesa di San Vito

Un tempo, era conosciuta come Chiesa del Salvatore.

Sulla porta principale di ingresso c’è una scritta in latino in cui si accenna alla devozione della gente per il Salvatore, devozione che la portò a costruire la chiesa.

Entrando, si ha di fronte l’ altare maggiore dedicato alla Trasfigurazione di Gesù: al suo centro c’è un dipinto ovale con il volto di Cristo incorniciato da raggi dorati; sulla parte inferiore è rappresentata la scena della trasfigurazione sul monte Tabor con i tre apostoli testimoni dell’ evento, Pietro, Giacomo e Giovanni. Sopra il quadro la scritta in latino ricorda di nuovo la Trasfigurazione di Cristo sul monte, e la dedicazione della chiesa, fatta costruire dal popolo di Surbo, a “Cristo Signore garante della salvezza umana”, nel 1645.

Le statue inserite tra le colonne dell’ altare sono a destra quella di Sant’ Antonio, a sinistra quella di San Domenico di Guzmàn. Sul lato destro dell’ altare maggiore vi è un quadro della Madonna del Rosario. Sempre su questo lato vi è il piccolo altare dedicato a San Vito, con la statua del santo. Sul lato sinistro dell’ altare maggiore vi è un quadro raffigurante la Madonna Immacolata che è stato attribuito a Oronzo Tiso.

Vi è poi la nicchia contenente la statua della Madonna del Carmine, opera di Giuseppe Manzo, realizzata nel 1892.

Nella chiesa ha sede dal 1891 la Confraternita delle Anime Sante del Purgatorio e Maria SS.ma del Monte Carmelo.